Da ormai più di un anno tengono purtroppo banco sulle pagine dei giornali i bollettini di una malattia dell’apparato respiratorio dalle conseguenze spesso gravi. La reclusione tra le mura di casa, le mascherine e il distanziamento hanno spinto molte persone a raggiungere o almeno a sognare le valli alpine con i loro spazi incontaminati e l’aria fresca e pulita che disintossica il corpo e lo spirito.
E in effetti, le proprietà curative del clima di montagna sono note da millenni. Già i medici greci e romani raccomandavano soggiorni in quota per curare determinate patologie, applicando quanto già osservato da Ippocrate nel trattato Arie acque luoghi (V sec. a.C.) sull’influsso del clima sulla salute e il carattere degli individui. In epoca moderna i nobili trascorrevano lunghi periodi nelle loro ville in collina per sfuggire ai miasmi delle città. Più tardi, con l’avvento del turismo montano e il miglioramento dei trasporti, sarebbero sorti sanatori e stazioni climatiche per curare tubercolosi, bronchiti, allergie, asma e altre malattie specialmente a carico dell’apparato respiratorio.
Per far sì che questo patrimonio di conoscenze e di risorse per la salute pubblica non vada disperso, un gruppo di lavoro coordinato dal prof. Vincenzo Valenzi, medico e scienziato specializzato in biometereologia, ha avviato uno studio pilota sulle potenzialità della climatoterapia a Poli (RM), antica meta curativa sui monti Prenestini. Il progetto si articola in diversi gruppi di ricerca incaricati di indagare e dimostrare i benefici della climatoterapia attraverso misurazioni cliniche, chimiche e fisiche, secondo i più aggiornati standard medico-scientifici.
Incoraggiato dai primi risultati osservati, il team internazionale del prof. Valenzi ha presentato le sue ricerche con l’obiettivo di estenderle anche ad altre aree, per contribuire al rilancio della climatoterapia nell’ambito del trattamento delle patologie da inquinamento urbano.
Sul tema, di forte interesse europeo, potrà essere fondamentale anche il contributo del consorzio Alpine Pearls le cui località socie, disseminate lungo l’intero arco alpino europeo, vantano parametri eccellenti di qualità dell’aria grazie alla loro posizione geografica e alla scelta di praticare un turismo a basse emissioni, ma in certi casi anche una documentata tradizione di soggiorni terapeutici.
Ne è nato un protocollo di intesa siglato alla fine di maggio, in cui Alpine Pearls si impegna a individuare una serie di villaggi alpini dove svolgere accurati test scientifici in collaborazione con gli enti di ricerca del territorio. Una volta conclusi questi studi preliminari, si potranno certificare gli effetti benefici di soggiorno di climatoterapia nelle località, che potranno diventare mete privilegiate per soggiorni ad-hoc dedicati a questo scopo e rivolti a diversi possibili gruppi target.
La collaborazione, ancora in fase iniziale, promette importanti sviluppi non solo per il turismo delle località coinvolte, ma anche per la salute pubblica e per rimettere le montagne al centro di un benessere che, mai come oggi, abbiamo bisogno di ricostruire.