Riceviamo e pubblichiamo volentieri la prima parte di un resoconto inedito firmato da Roberto Greco su una suggestiva escursione in e-bike tra le montagne della Perla di Valdidentro e il passo dello Stelvio. Pur provato dal clima volubile delle alte quote, Greco ha saputo cogliere l’antica meraviglia di questi luoghi conquistandoli con fatica, grazie anche all’aiuto e di appassionate e preparate guide locali.
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Tornare a quasi un anno di distanza in quei territori, su quelle montagne che hanno fatto grande il ciclismo, quello vero, quello epico, era una occasione troppo appetibile. Per me… e per migliaia di ciclisti amatoriali, Stelvio, Gavia, Mortirolo sono parole mitiche, cariche di significato, di fatica e di gioia, di sudore e di sorrisi stampati in faccia non appena tornati a valle.
Ma quelle montagne, che ospitano il più antico parco nazionale italiano sono molto, molto di più. Potrei dirvi che quello che affascina e lascia incantati è il verde dei prati, il fucsia dei rododendreti, il verde scuro del pino mugo, ma non sarebbe sufficiente. Mi potreste dire «come hai fatto a dimenticare il blu cobalto del cielo» su cui si stagliava maestoso il gipeto che ho avuto la fortuna di vedere? Oppure, come fai a dimenticare nel tuo racconto il bianco dei ghiacci da cui si originano celebri torrenti dalle acque purissime?
In realtà quello che ti resta dentro… è la luce. La combinazione di esposizione, delle valli, le ombre dei rilievi più consistenti, il periodo dell’anno (tra giugno e luglio) riescono a incantare qualsiasi viaggiatore, immettendolo subito nella dimensione della contemplazione avvicinandolo, anche solo per un attimo, alla convinzione che quassù, tra queste montagne, si è veramente vicini al cielo, a quel soprannaturale a cui tutti, in qualche modo, tendiamo.
Ma la montagna ognuno la vive a modo proprio e per me non c’è montagna senza mountain bike. Trenta anni fa, quando ho scoperto questo fantastico mezzo di trasporto, non avrei mai creduto che potesse diventare una presenza così forte, importante e continua della mia vita.
Dopo avere completato l’edizione 2016 della Alta Valtellina Bike Marathon, la possibilità di ripercorrere in parte quei suggestivi tracciati e affrontare nuove sfide mi ha entusiasmato sin da subito, sebbene ad accogliermi alla stazione di Tirano, oltre alla splendida presidentessa del Bike club di Valdidentro e presidente del sodalizio AVBM di cui sopra, ci fosse un caldo infernale ben superiore ai 37 °C, preludio di quella che sarebbe diventata la più calda e insopportabile delle estati italiane. Il parco Nazionale dello Stelvio ha organizzato le cose in grande e ha inserito questi 4 giorni di bellissime escursioni nel programma Cammina foreste 2017 della regione Lombardia, qui con un’unica eccezione: avremmo impiegato delle mountain bike, e del tipo più innovativo, mtb full suspended a pedalata assistita.
La cosa fa storcere il muso ai puristi della pedalata «muscolare», me compreso, ma devo dire che dopo le prime rampe, affrontate con l’ausilio del motore elettrico al minimo, il maggior peso e la quota fanno più gioco dell’ausilio, come mi rammenta il cardio. Una prima esplorazione la compio da solo, in omaggio a quello spirito di scoperta e ricerca che mi ha sempre contraddistinto, così eccomi a gironzolare nei dintorni della località Bagni Nuovi dove è collocato lo splendido complesso termale con il lussuoso hotel 5 stelle in stile liberty in cui ho la fortuna di alloggiare.
L’atmosfera è rarefatta, sembra di essere sospesi a cavallo di due epoche e mentre guido una modernissima mtb full con ruote da 27,5” del tipo sovradimensionato con potente motore Bosch di cui imparo a dosare scatto e potenza, percorro sentieri antichissimi che conducono alle fonti pliniane, descritte dal grande scrittore romano, che aveva avuto modo di fruirne e di trarne grande giovamento. Il paesaggio è incantato , si attraversano ruscelli di acque termali, le cui temperatura consente l’attecchimento di specie altrimenti inesistenti a queste altitudini; è un susseguirsi di piccole curve e strappetti consistenti, sicuramente poco adatti ad una bici che auto regola l’erogazione di supporto in base alla potenza della pedalata.
Rischio di finire fuori da un sentiero strettissimo quando, fermandomi, vedo lo splendido complesso termale di Bagni Vecchi e del suo antichissimo albergo. Sin dal periodo romano vi furono create delle profonde vasche per l’immersione, che veniva fatta, in appositi spazi anche agli animali, per disperdere i parassiti e garantirgli una buona salute. Complessa è la storia dei possessi e delle successioni verificatesi nel corso dei secoli, dopo la caduta dell’impero romano, ma la costante è quella dell’impiego e della capacità «miracolosa» e curativa di queste acque, provenienti da ben nove fonti diverse, specifiche per la cura di malattie diversissime tra loro e dovute all’intersezione di faglia della sovrastruttura lapidea dolomitica sul basamento granitico impermeabile, in corrispondenza della faglia del Reit.
(continua)