Segue la seconda parte del diario di Roberto Greco su una lunga escursione in e-bike tra le montagne della Perla di Valdidentro e il passo dello Stelvio (qui la prima parte). In questa puntata si esplorano i laghi del Cancano e gli spettacolari tracciati che li circondano.
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Il primo giorno incomincia con una forte perturbazione giunta improvvisamente nella notte a sconvolgere i piani di viaggio, dopo un mese di giugno decisamente torrido e atipico per queste zone, consigliando una prima visita alla splendida sede del parco, in Valfurva sotto la faglia del Reit, dove, coadiuvati dai validissimi esperti botanici, zoologi e geologi del parco trascorriamo due ore completamente rapiti.
Finalmente la pioggia accenna a diminuire e completiamo il giro delle visite con il complesso termale di Bagni Vecchi con le bellissime vasche all’aperto fruibili tutto l’anno che consentono l’affaccio sulla conca bormiese e dove il direttore ci racconta la storia di questo caratteristico albergo montano incastonato nella roccia, oggetto di molti rimaneggiamenti che però hanno mantenuto vivo lo spirito dell’architettura austera di montagna, priva di quell’eccesso decorativo tipico dell’architettura montana del versante svizzero o altoatesino. La visita si protrae illustrando i bagni romani, la grotta sudatoria, il bagno medievale e quello imperiale, in una girandola di emozioni e sensazioni che solo un luogo così magico può regalare ai propri ospiti.
L’alternanza della pioggia sconsiglia di affrontare il percorso in salita che dalla SS38 dello Stelvio conduce, lungo il corso dell’Adda, verso i laghi di Cancano, percorrendo una vecchia mulattiera militare di grandissima bellezza, per cui decidiamo di inforcare le nostre fiammanti full suspended a pedalata assistita partendo dallo splendido pianoro che sovrasta i bacini artificiali di Cancano.
I laghi hanno una particolarissima colorazione azzurro tenue, dovuta al pietrisco chiarissimo che costituisce il fondo degli invasi, di cui è possibile scorgere in un sol colpo dal rifugio Monte delle Scale la conformazione allungata e la diversa capacità del lago di San Giacomo e di quello, vero e proprio, di Cancano. Quest’ultimo è stato creato mediante una ardita diga ad arco rovescio di cui gli ingegneri italiani sono stati inventori e promotori, per sfruttare i dislivelli a fini idroelettrici, convogliando in questi grandi bacini le acque di numerosi torrenti di cui ci vengono efficacemente illustrati i tortuosi percorsi, non sempre naturali!
Una volta saliti in sella la strada passa leggera sotto le nostre magnifiche e sovradimensionate ruote, il paesaggio è mozzafiato, sullo sfondo il Gran Zebrù e tutto il gruppo dell’Ortles, il ghiacciaio del Forno e la Punta dei tre Signori, più a sud est l’imponente gruppo dell’Adamello chiude gli elementi percepiti, mentre la strada tortuosamente si inerpica e assume le fattezze della vecchia mulattiera militare, un po’ esposta in qualche punto, superando su piccoli ponti spumeggianti i torrenti ingrossati dalle piogge notturne.
Arriviamo nei pressi di alcune fortificazioni militari che risalgono alla grande guerra, quando si combatté duramente anche solo per pochi metri, e la strada improvvisamente impenna passando dal 7% di pendenza media a ben oltre il 10%.
I nostri accompagnatori, con Daniela in testa, ci fanno vedere (ma purtroppo per ragioni di tempo e di clima che volge al brutto non ci fanno provare) la fantastica mulattiera fortemente esposta in alcuni punti che sale inerpicandosi sulle pendici del monte Pedenolo, raggiungendo il pratone del passo dello Stelvio tutto in mountain bike! Una nuova via allo Stelvio oltre quella stradale della SS38.
Con enorme rammarico devo fare dietrofront, inizia a piovere e la temperatura è improvvisamente calata; il tempo volge al brutto e ci consente a stento di arrivare all’attendamento predisposto dalla locale associazione alpina, per consentire di rifocillarci con salumi tipici della zona con in testa la bresaola, accompagnati da frittelle riempite con formaggio filante (sciatt), semplicemente divine, che fanno da antipasto (si fa per dire!) al piatto principe, i “pizzoccheri”, tagliatelle rustiche e dal formato molto robusto create da mani sapienti mischiando farina bianca con farina di grano saraceno, il tutto condito da un ricco formaggio di casera, burro, salvia ed altre erbe aromatiche.
Il perdurare delle condizioni meteo avverse, completato il lauto pranzo, ci costringe a un mesto ritorno in albergo, dove ci attende un rilassante bagno termale nella splendida cornice dello stabilimento termale interno all’albergo. Nel tardo pomeriggio il sole fa finalmente capolino e asciuga completamente le campagne regalandoci un fantastico pomeriggio, che impiegheremo per partecipare alla conferenza organizzata dalle autorità locali per parlare di mobilità dolce nelle foreste lombarde e nel parco dello Stelvio alla quale sono invitato come relatore per la mia ormai trentennale esperienza italiana ed europea e nella qualità di emissario del sodalizio Mediterranean Pearls-Alpine Pearls, a cui aderisce anche il comune ospitante, Valdidentro.